Dr. Piero Sanpaolo e Dr. Eugenio Nascimbene

Anche se in ritardo, complici gli impegni che appaiono sempre triplicati al ritorno da qualunque viaggio e il periodo di vacanze natalizia, ci apprestiamo a descrivere la nostra esperienza con l’Hospital Soleil d’Afrique, nella missione che si è svolta dal 4 al 16 novembre 2013 e che ha seguito quella di Antonello Cau e Giulio Camerada. L’Hospital Soleil d’Afrique è organizzato in maniera ottimale, diretto con spirito infaticabile ed entusiasmo da Danilo TONIN, al quale va tutto il merito di aver ideato e poi effettivamente realizzato l’Ospedale Mobile. L’idea vincente è stata proprio questa: una struttura mobile e completamente autonoma, sganciata da qualsiasi condizionamento logistico e ambientale. Queste caratteristiche, e cioè di potersi recare ovunque, lo rendono indispensabile per il servizio che si richiede: il poter visitare e trattare i pazienti in tutto il territorio, indipendentemente dalla possibilità di quest’ultimi di poter raggiungere la struttura; non dimentichiamo,infatti, che in realtà simili rimane anche difficile portare a conoscenza di coloro che ne hanno bisogno delle opportunità esistenti e che vengono offerte. In passato abbiamo avuto numerose e variegate esperienze di volontariato al’estero (Brasile, India, Togo, Cambogia…): l’appoggiarsi ad una struttura fissa è sicuramente un qualcosa di più comodo e facile a realizzarsi, ma è anche foriera di problemi importanti: il bacino di utenza è limitato o comunque circoscritto, molti pazienti non possono essere raggiunti per essere visitati e diventa poi complesso provvedere al loro trasferimento per l’intervento chirurgico. Durante la nostra missione l’ambulatorio mobile faceva tappa ogni giorno in u villaggio diverso, visitando e selezionando pazienti con indicazione chirurgica, mentre la sala operatoria e il gruppo logistico-tecnico d’appoggio erano basati ad Azove e procedeva con gli interventi: è facile intuire come “un’organizzazione” siffatta sia nel contempo molto efficiente e facilmente dislocabile laddove se ne crei la necessità. L’ Ospedale intero è stato ben pensato e ben realizzato, per cui risulta efficiente ed efficace: ottima la Sala Operatoria, climatizzata, con ricambio di aria filtrata, possibilità di monitorare il paziente nei suoi parametri vitali e di sostenerlo con inalazione di ossigeno; naturalmente sono presenti le attrezzature e lo strumentario chirurgico specifico di competenza( facoemulsificatore con quattro manipoli e corredo di punte ,microscopio, materiale disposable…) L’Ambulatorio dispone di lampada a fessura, cheratometro di Javal, biometro con possibilità di Eco A-Scan, Autoref-autoKer, pneumotonometro). Veloce e collaborativo lo Staff, ognuno con compiti assegnati: Regine, infermiera e strumentista, si occupa dell’assistenza ai pazienti operati, Bernard , interfaccia nelle visite tra il medico e il paziente, Cocouvi: addetto alla sterilizzazione e al mantenimento della SOp, Richard factotum sempre a disposizione e…Paul, splendido cuoco”all’italiana” e sempre con un bel sorriso… Tutto e tutti sono diretti magnificamente dal nostro Danilo, con il suo piglio imprenditoriale, che, oltre all’infaticabilità , ha la dote di saper ascoltare e mettere poi in pratica subito e con efficacia quanto suggerito e indicato( se giusto!). La missione si è articolata su 9 giorni di effettivo lavoro( gli altri due necessari per spostamento da e per Cotonou) e si è proceduto a visitare circa 600 pazienti, individuandone circa 200 bisognevoli di intervento chirurgico e inseriti in lista per le successive missioni, dando naturalmente la precedenza ai casi di cecità completa o quasi; pazienti con 1-2 /10 sono stati invece rinviati ad un controllo a sei mesi. Sono stati effettuati 78 interventi chirurgici, su pazienti selezionati dalla missione precedente: 4 cataratte mature giovanili(1 bilaterale) postuveitica; 2 cataratte giovanili (facoaspirazione e Iol nel sacco) 1 vitrectomia automatizzata via pars-plana per rimozione cataratta secondaria membranacea; 1 vitrectomia automatizzata e impianto in Ca di IOL ; 1 ICCE per cataratta ipermatura sublussata 64 ECCE con Iol in camera posteriore; (Tecnica: dilatazione con Visumidriatic fenilefrina, disinfezione con Iodio PVP, ALR: parabulbare o retro bulbare con Lidocaina 2% o Carbocaina 2%, blocco orbicolare diretto, peritomia congiuntivale, capsulotomia can-opener, cheratotomia paralimbare con taglio inverso di Charleux, espulsione nucleo, aspirazione masse residue con cannula bivia di Simcoe, impianto di Iol in camera posteriore, sutura continua con Nylon 8-0 o 10- 0, bolla d’aria in CA e pilocarpina monodose.) 4 pterigi con autoinnesto di congiuntiva; 1 riduzione anchiloblefaron congenito bilaterale in neonato di un mese;( con successivo pianto di gioia della madre e una nostra malcelata commozione!). Abbiamo ritenuto opportuno non procedere con la tecnica della facoemulsificazione per ovvie ragioni: i pazienti selezionati e da operare presentavano tutti una cataratta matura, a volte ipermatura, ma soprattutto una lassità zonulare, elemento, questo, quasi costante e che ha determinato la necessità di una estrema attenzione già nella fase della capsulotomia; una “scarsa” evidenziazione del riflesso rosso non avrebbe poi certo aiutato nel caso di complicanze intraoperatorie nel corso di facoemulsificazione. I pazienti sono stati visitati ogni giorno nei due-tre giorni successivi e tutti poi rivisti l’ultimo giorno. Complicanze: un caso di sublussazione IOL, evidenziato in occasione dell’ultima visita e rimandato alla missione successiva; un caso di aderenza per circa 30° dell’iride alla ferita, ma senza impegno e con bulbo in quiete ( non si è ritenuto opportuno reintervenire), un caso di disinserzione zonulare con perdita di vitreo(rimandato per un successivo impianto a fissazione sclerale). La situazione clinica in Benin , nonostante una nostra certa abitudine a realtà simili anche se geograficamente distanti, è forse la peggiore mai incontrata: i pazienti affetti da cataratta lo sono bilateralmente e con cataratta matura, mentre quelli affetti da glaucoma per la maggior parte lo sono in fase sub-terminale. Il lavoro pertanto da svolgere è impegnativo e oneroso, ma poiché l’Oculistica è per sua natura notevolmente riabilitativa i risultati , e in termini numerici e anche in termini di ricaduta culturale e sociale , non si faranno attendere, specie se continuerà la disponibilità di colleghi. A tal proposito è necessario che i medici che offrono questa disponibilità sia gente di comprovata esperienza, capace di affrontare casi difficili, complessi, e con la versatilità necessaria per operare anche con strumenti e in circostanze diverse da quelle alle quali è abituata a confrontarsi a casa propria; per la chirurgia fondamentale è sapere operare bene una ECCE, e saper effettuare una trabeculectomia; non meno importante è poi sapersi destreggiare in ambulatorio, sia per individuare con velocità e sicurezza il quale possa essere il “problema” , sia per essere in grado di riconoscere , purtroppo, quei pazienti per i quali un qualsiasi intervento possa non essere risolutivo e sia per sorvolare su aspetti di un certo rilievo nella nostra realtà, ma sicuramente di secondaria importanza in quel contesto. L’augurio per i colleghi che ci seguiranno è quello che anch’essi possano ripartire con lo stesso nostro entusiasmo, e per Danilo l’augurio che i suoi ulteriori progetti, solidi e concreti, possano non trovare intoppi nella realizzazione. Piero Sanpaolo e Eugenio Nascimbene